Prima di leggere questo documento, è di fondamentale importanza la lettura di un documento generale riguardante l'Universo Tiroide, in cui troverete anche alcune interviste su you tube del dr Simeone: "tiroide e medicina biologica".
Ecco alcuni casi di peggioramento nonostante l'ormone
Questo documento, riguardante pazienti che sono nettamente peggiorati dopo l'uso dell'ormone tiroideo, conterebbe troppi esempi, compresi tantissimi casi di pazienti operati alla tiroide.
Abbiamo, invece, deciso di pubblicarne solo un paio, molto emblematici,
in quanto non solo documentano un notevole peggioramento della tiroide,
ma risintetizzano il solito protocollo al quale sono inutilmente
sottoposte milioni di persone, tra le quali anche quelle citate fin
quì...
N.B. quando, in questo documento, parliamo di situazioni che peggiorano
nonostante l'uso dell'ormone, ci riferiamo esclusivamente a
peggioramenti che riguardano la tiroide e non anche agli altri danni che
fa l'ormone (cuore e circolazione, peso, ansia, nervosismo, ossa,
ecc.)...
Uno dei tanti casi di noduli tiroidei peggiorati con l’ormone tiroideo, “Ragazza” del 1971, il 27 aprile 2004 le viene diagnosticato un nodulo tiroideo delle dimensioni di 15 x 10 mm. Inizia subito ad assumere l’ormone tiroideo, nella dose di 50 mcg al giorno. Nonostante ciò, il nodulo cresce, arrivando a 20 x 12 nell’aprile 2005, confermato anche in un’altra ecografia del maggio 2006. A quel punto la paziente decide di sospendere l’ormone, e viene in prima visita il 5 giugno 2007. Da allora, i cosiddetti noduli sono stabili. Pubblichiamo il caso clinico nel mese di novembre 2011. Anche in questo caso, l’ormone ha fatto più male che bene…
A che serve prendere l’ormone tiroideo? Paziente
maschio di 40 anni all’epoca della prima visita, avvenuta il 22 ottobre
2008. Oltre 10 anni prima aveva avuto una diagnosi di noduli tiroidei,
in seguito a fastidi alla deglutizione. Per questo, da allora assumeva
l’ormone tiroideo, fino a 100 mcg. All’epoca della prima visita la dose
giornaliera era di 75 mcg, che gli provocava un ipertiroidismo
farmacologico (TSH a 0.368) e conseguenti palpitazioni. Peraltro, gli
oltre 10 anni di assunzione di ormone tiroideo non avevano fatto
regredire i noduli, ma esattamente il contrario. Messo in cura con il
Metodo Broussais, inizia a scalare l’ormone e lo elimina definitivamente
nel mese di maggio 2010. Nello stesso tempo, sono subito sparite le
palpitazioni. Inoltre, dal 2009 alla fine del 2011, quando pubblichiamo
il caso clinico, le analisi degli ormoni tiroidei risultano sempre
normali e le ecografie senza variazioni rispetto a quelle del passato
(un paio di noduli “grandi”, di circa 35 e 26 mm). In attesa di una
sempre possibile diminuzione dei cosiddetti “noduli”, cosa che spesso
avviene con la medicina biologica, quali vantaggi sono stati intanto
ottenuti dal paziente? Innanzitutto, quella di aver sospeso l’ormone
tiroideo, che gli creava molti fastidi e lo aveva mandato in
ipertiroidismo farmacologico; altro vantaggio non indifferente è stato
l’aver ritrovato una normale funzionalità tiroidea, tenendo anche conto
che l’ormone non era riuscito neanche a far regredire i noduli, che anzi
erano aumentati. E allora, perché prenderlo? Chi produce il farmaco
convince il malcapitato paziente che l’ormone “tiene sotto controllo i
noduli”, impedendo che si questi si ingrossino, ma questo non è affatto
vero, perché altrimenti non ci sarebbero tante persone operate “nonostante”
abbiano assunto per anni l’ormone, senza che questo sia servito a
nulla. Per salvaguardarsi dal rischio di brutte sorprese da parte della
tiroide esiste un solo modo:
quello di riuscire a ritrovare e conservare nel tempo una “omeostasi”,
cioè un equilibrio psico-neuro-endocrino-immunologico, in modo che la
tiroide non sia mai “sollecitata” oltre la sua normale fisiologia.
E’ questo l’obiettivo reale, che permette non solo di curare e guarire
la tiroide, ma di curare e guarire la persona sotto tutti i punti di
vista.
Altri casi clinici:
a) signora di circa 40 anni, viene in prima visita il 13 gennaio 2006.
10 anni prima, nel 1996, effettua una ecografia tiroidea che evidenzia una tiroide di normali dimensioni, con un "nodulo" di un centimetro nel terzo medio del lobo destro, e altri 2 noduli microscopici di 3 e 3,8 millimetri.
A quel punto la giovane paziente iniziò ad essere sottoposta al classico protocollo descritto su questo sito nel documento riguardante i noduli tiroidei, cioè esami del sangue, scintigrafia e ago aspirato...
Tutti questi esami risultarono a posto, ma ciò non bastò ad evitare il
solito ormone per tutta la vita "perchè il nodulo va tenuto sotto
controllo, altrimenti se ne potrebbero formare altri o potrebbe
degenerare".
Convintasi che le cose stessero realmente così, la ragazza inizia a prendere con fiducia l'ormone tiroideo, ma dopo qualche anno capisce che le cose non vanno come previsto.
Infatti le era stato detto che l'ormone, spesso, cura e fa regredire i
noduli o, almeno, li tiene sotto controllo, ma le nuove ecografie
dimostravano esattamente il contrario : nel 2004 il nodulo di 1 cm era
aumentato a 19 x 14,4 x 8.3 mm.
In più, il suddetto nodulo risultava interessato da "intensa vascolarizzazione periferica".
Nel resto della ghiandola, al posto dei 2 microscopici nodulini di 3 mm,
ne erano visibili altri 6 : per dirla con le ecografie portate in
visione, la "patologia uninodulare" del 1996 si è trasformata in
"tireopatia multinodulare", nonostante anni e anni di ormoni.
b) signora di 56 anni, viene in prima visita il 24 febbraio 2005, raccontandoci che nel 1990 era andata da un dietologo, il quale, non riuscendo a farla dimagrire, le aveva fatto effettuare una ecografia tiroidea che aveva evidenziato un "piccolo nodulino".
Per farla breve, la paziente aveva assunto l'ormone tiroideo fin dal 1990, a vari dosaggi, ed era ferma a 125 mcg da ben 5 anni: ebbene, le ultime 2 ecografie effettuate mostravano ben 5 noduli, uno di 22 mm, altri di 17, 15, 11 e 8 mm, più altre aree colloido cistiche, più una lieve deviazione della trachea.
Non c'è male, dopo oltre 15 anni di dosi elevate di ormone tiroideo.
Per finire, e solo per la cronaca, al momento della prima visita con noi, la signora pesava circa 100 chili...
c) ragazza nata il 12 luglio 1982, giorno mitico per gli appassionati di sport, in quanto l'Italia divenne campione del mondo di calcio in Spagna.
La ragazza, a soli 13 anni, si ammala di tiroidite di Hashimoto e inizia a prendere l'ormone tiroideo.
Viene in prima visita l'11 ottobre 2002 e, a quei tempi, gli anticorpi
anti-TPO erano quasi sempre superiori a 3000, con un picco massimo di
8845 per valori normali fino a 60.
Tutto questo nonostante l'ormone.
I genitori della ragazza, pur essendosi accorti che l'ormone aveva solo
peggiorato le cose, continuavano a darglielo perchè l'endocrinologo gli
aveva detto che non poteva farne a meno, altrimenti sarebbe andata
incontro ad un forte ipotiroidismo.
Questo assioma, secondo cui gli anticorpi "si mangierebbero" la
tiroide, portandola ineluttabilmente incontro ad un ipotiroidismo, è una
cosa risaputa da tutti i pazienti con tiroidite.
Ma questo caso, come molti altri citati nel nostro sito, dimostra che questo assioma non ha basi reali; in altre parole, una tiroide, se ben curata, può funzionare alla perfezione, nonostante gli anticorpi.
Infatti, alla ragazza sono stati gradualmente eliminati i 50 mcg di ormone e la tiroide è stata perfettamente riabilitata,
con il TSH e gli ormoni che continuano ad essere perfetti: le ultime
analisi, portate in visione nell'ultima visita del settembre 2005,
mostravano un TSH perfetto a 1.23 ed ormoni nella norma.
Per la cronaca, gli anticorpi erano scesi a 2000, e comunque non impedivano una perfetta funzionalità della ghiandola.