Prima di leggere questo documento, è di fondamentale importanza la lettura di undocumento generale riguardante l'Universo Tiroide, in cui troverete anche alcune interviste su you tube del dr Simeone: "tiroide e medicina biologica".
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Per guardare l'intervista del dr Simeone riguardante l'ipotiroidismo e la tiroidite su you tube clicca qui
La diagnosi di tiroidite viene effettuata quando, sottoponendosi alle analisi del sangue, risultano positivi uno o più anticorpi anti-tiroidei: si parla di tiroidite autoimmune o tiroidite di Hashimoto.
A volte, la diagnosi viene fatta con un'ecografia, che assume un aspetto caratteristico, dopo di che vengono prescritti gli esami del sangue per la conferma.
Il primo problema nasce dal fatto che la stragrande maggioranza delle persone interessate dalla tiroidite non si è mai accorta di aver avuto una infiammazione alla tiroide, non ha cioè mai accusato i sintomi tipici di una malattia del genere.
Il paziente, però, pensa che, se glielo ha detto il dottore, si tratta di una cosa seria, anche perché queste cose sconosciute spaventano: infatti mettiamoci nei panni di una persona che, avendo effettuato delle analisi della tiroide, nota un valore che a Lui sembra altissimo, poniamo anticorpi anti-TPO a 300 o a 500, mentre i valori normali non dovrebbero superare 35.
È logico che questa persona si spaventi!
Infatti il medico dice al paziente che è ammalato di tiroidite e che ci sono degli anticorpi che "stanno attaccando" la tiroide, i quali, poco a poco, la distruggeranno e, quindi, sarà ineluttabile andare verso una condizione di ipotiroidismo.
Per questo il medico è "costretto" a prescrivere il solito ormone da prendere per tutta la vita.
Certo, il ragionamento sembra filare; peccato, però, che il paradigma appena citato, secondo cui gli anticorpi attaccherebbero e distruggerebbero la tiroide non sia vero, almeno nel 90% dei casi.
E, comunque, in ogni caso, l'ormone tiroideo non riesce a produrre la scomparsa degli anticorpi che, peraltro, sono estremamente variabili pur non facendo nulla.
A tale riguardo, può accadere che alcuni pazienti in cura con l'ormone tiroideo, rifacendo gli esami mostrino un certo abbassamento dei valori degli anticorpi; a questo punto, supportati anche dal proprio medico, danno il merito al farmaco, convincendosi così che l'ormone è, per loro, una cosa buona, legandosi anche psicologicamente a questo.
Ma le cose non stanno così: vediamo perchè !
Innanzitutto abbiamo detto che in corso di tiroidite di Hashimoto i valori degli anticorpi sono estremamente variabili, anche senza sottoporsi ad alcuna terapia: di conseguenza è facilissimo che, in un paziente la cui prima diagnosi dimostri valori molto alti, successivamente i valori possano scendere un pò.
Merito dell'ormone?
Certamente no, l'ormone non influisce sugli anticorpi, anche perchè la tiroidite è una patologia del sistema immunitario, nella quale l'ormone tiroideo non ha alcun senso.
Anzi, tornando a come variano gli anticorpi, frequentemente ci si imbatte nel caso contrario al precedente , cioè di quei pazienti la cui prima diagnosi mostra valori di poco superiori alla norma che, poi, aumentano nonostante l'utilizzo dell'ormone della tiroide.
A tale proposito, chi è affetto da tiroidite di Hashimoto, avrà notato che qualche endocrinologo, proprio nei casi di valori di partenza non molto elevati e dopo aver messo in cura il paziente con l'ormone, tende successivamente a richiedere solo le analisi di routine (TSH, FT3, FT4), senza gli anticorpi.
Ma come è possibile una cosa del genere ?
In altri termini, se uno va dall'endocrinologo e questo effettua una diagnosi di "tiroidite", come è possibile che, poi, lo stesso endocrinologo non faccia rifare le stesse analisi per vedere se c'è stato un miglioramento o una guarigione ?
Sembra assurdo, ma spesso è così !
A questo punto viene da chiedersi il perchè di un atteggiamento così strano per un medico ! E' come se un medico che ha in cura un paziente con il colesterolo o con il diabete, non gli facesse effettuare gli esami di controllo per vedere l'esito della terapia.
Ma allora, qual'è il motivo ?
Semplice, il medico sa che l'ormone tiroideo non è in grado di curare la tiroidite e, specie nei casi in cui le prime analisi mostrano valori non tanto elevati, egli non vuole rischiare di far vedere al paziente i valori degli anticorpi eventualmente aumentati, altrimenti che figura ci fa ?
Infatti un evento del genere è altamente probabile quando si sia partiti da valori anticorpali non molto elevati (ad esempio 300, 500, 700). In questi casi è facilissimo che le analisi successive possano peggiorare e, in tal caso, il paziente penserebbe che l'endocrinologo gli ha peggiorato la tiroidite.
Per evitare questo, il medico, spesso, non fa ripetere gli anticorpi, confidando anche che il paziente non ci faccia caso.
Però la prescrizione dell'ormone tiroideo non manca mai ed anche in caso di tiroidite il protocollo è sempre lo stesso !
Come si giustifica, anche in questo caso, la prescrizione del solito ormone?
Si giustifica, secondo l'endocrinologia, con l'assioma secondo cui la tiroidite, piano piano, "distruggerebbe" la tiroide e produrrebbe un ineluttabile "ipotiroidismo" e, per questo, l'ormone è indispensabile !
Ebbene, anche questo assioma non trova riscontro in tanti anni di nostra esperienza, in cui abbiamo curato la tiroidite ed eliminato l'ormone a tanti pazienti i quali, a distanza di anni, non hanno sviluppato un ipotiroidismo e anzi continuano ad avere una perfetta funzionalità tiroidea: anche questi casi sono tutti rigorosamente documentati.
Ma c'è di più; ammesso pure che la tiroidite provocasse, nel tempo, un ineluttabile ipotiroidismo (però abbiamo visto che non è così), sorgerebbe spontanea una domanda: perchè l'ormone tiroideo, visto che non azzera gli anticorpi, viene prescritto subito anche alle persone che hanno una funzione tiroidea normale?
In altre parole, per quale motivo, prima di dare l'ormone, non si aspetta che la tiroide dia i primi segni di cedimento? Il buon senso direbbe che è una follia dare un ormone ad una persona che lo produce già per conto suo!!! Purtroppo, però, è quello che si fa e noi crediamo che ciò avvenga perchè esistono interessi più grandi della salute dei pazienti...
Fatta questa dolorosa riflessione, diciamo 2 parole sulle malattie autoimmuni, di cui si può leggere, a parte, il documento specifico. In effetti il problema delle malattie autoimmuni non viene ancora chiaramente decodificato dalla medicina convenzionale; infatti essa conosce benissimo il meccanismo con cui si manifesta la malattia autoimmune, ma ciò che ancora le sfugge sono le eventuali motivazioni che la innescano: in altri termini, sa che il motore è in fiamme (infiammazione) e sa anche come sta sviluppandosi l'incendio (auto aggressione da parte degli anticorpi), ma non sa perchè ciò stia accadendo e, dunque, si limita a considerare "impazzito" il sistema immunitario.
Negli ultimi anni tale meccanismo è stato dimostrato soprattutto per merito di importanti ricercatori, primi fra tutti il Prof. A. Pischinger dell'Università di Vienna, e il Dott. H.H. Reckeweg, fondatore della moderna omotossicologia; poiché la spiegazione della patogenesi delle malattie autoimmuni è complessa, rimandiamo chi è interessato alla pagina sulle malattie autoimmuni.
Se, invece, chi legge fosse medico o particolarmente interessato al problema, consigliamo di consultare anche i seguenti libri: Omotossicologia, H. H. Reckeweg, ed. Guna; Matrice e regolazione della matrice, A. Pischinger, ed. Haug.
Fatto sta che, se non si conoscono bene i meccanismi che innescano una patologia autoimmune, sarà anche più difficile curarla: infatti l'endocrinologia, per tutti i motivi che abbiamo citato, non riesce a curare la tiroidite di Hashimoto e, di conseguenza, non resta che il vecchio assioma di sempre, cioè mettere a riposo la tiroide, prescrivendo sempre il solito ormone, con tutti problemi già enunciati (stress cardiovascolare, nervosismo, osteoporosi, insonnia, ansia, tachicardia, rallentamento metabolico, ingrassamento, ecc.).
Quale soluzione?
Nel caso di una tiroidite è innanzitutto necessario capire i meccanismi che l'hanno instaurata e poi riequilibrare la funzionalità del sistema immunitario ed è quanto la Medicina Biologica si prefigge, utilizzando le varie armi a sua disposizione che, nel nostro Centro Medico, vengono scelte in base al check-up funzionale.
Nella cura della tiroidite di Hashimoto il protocollo biologico, permette, spesso, finanche di azzerare gli anticorpi o, nei casi più resistenti, di tenerli tranquillamente sotto controllo senza l'uso di ormoni sintetici.
Ma l'obbiettivo ancora più importante che si riesce a raggiungere con la Medicina Biologica è quello di salvaguardare la funzionalità tiroidea, permettendo alla tiroide di continuare a star bene, nonostante gli anticorpi (vedi anche alcuni casi clinici).