Da alcuni anni l'Aifa ha autorizzato le stesse procedure di autorizzazione per la messa in vendita e dunque
stessa dignità ai farmaci omeopatici. E il numero è in aumento. L'Italia sta attraversando una rivoluzione per ciò che riguarda i prodotti omeopatici e per la medicina
che li utilizza. Dopo anni di blocco del mercato, di autorizzazioni
transitorie alla vendita via via prorogate, è stata applicata una
direttiva europea del 2006.
Una direttiva che sta cambiando faccia al settore. Tutti i principi attivi già
in commercio sono controllati dall'Aifa, l'Agenzia
italiana del farmaco, e registrati in via definitiva. I produttori possono ora vendere nuovi farmaci. Quanti ce ne saranno ancora? Non è facile
dirlo. Una parte risalgono a prima del 1995 ma a suo tempo non
rientrarono nella grande lista di quelli da mettere in commercio. Altri
sono nuovi.
"Ci sono almeno tre grandi categorie di prodotti nuovi che potrebbero
affacciarsi sul mercato". A parlare è Elio Rossi, ex responsabile del
Centro di riferimento di omeopatia della Toscana, regione dove gli
ambulatori pubblici di medicine complementari sono 110. "Intanto i
nosodi, simili ai vaccini ed efficaci contro l'influenza. Poi forme
omeopatiche di farmaci della tradizione cinese, ayurvedica o europea
che possono servire contro virus anche importanti. Infine prodotti
complessi, nati dalla sinergia di più principi attivi che
potrebbero servire per problemi come le dipendenze o aiutare i pazienti
cronici".
Nel mondo scientifico non sono pochi i detrattori dell'omeopatia,
medici e studiosi che ne contestano l'efficacia. È sempre stato molto
duro nei confronti di questa disciplina il professor Silvio Garattini del Mario
Negri di Milano.
"L'Agenzia deve rispettare le regole internazionali e quindi segue quanto previsto da quell'atto - dice - Questo non si discute. Come farmacologo però ritengo che sia insostenibile il fatto di avere in circolazione prodotti per cui non esistono prove scientifiche di efficacia. Dovranno ottemperare alle leggi come i farmaci allopatici ma sarà difficile dimostrare che qualcosa che non contiene niente funzioni per curare le persone".
Rossi vede l'altra faccia della medaglia, ovviamente. "Con le
leggi vigenti non era possibile sperimentare nel pubblico i medicinali
omeopatici - spiega - Quindi non è possibile rispondere all'accusa di
chi ci dice che non fanno niente e sono come il placebo. Ma con il
nuovo regime si darà la possibilità anche di fare ricerca e potremo
dimostrare l'efficacia".
Sono molto soddisfatti della novità i produttori di medicine
omeopatiche, quasi tutti raccolti sotto la sigla di Omeoimprese. I nuovi farmaci vengono tutti registrati secondo una procedura
più snella rispetto ai medicinali allopatici. "Malgrado la direttiva
europea del 2006 negli anni scorsi non c'era molto dialogo tra noi,
ministero e Aifa - spiega Fausto Panni ex presidente di Omeoimprese -
Adesso siamo alla svolta, e potremmo seguire Francia e Germania. A noi
interessa intanto la registrazione dei farmaci esistenti, poi la
possibilità di metterne di nuovi sul mercato che dipende dalla capacità
industriale di ogni singola azienda".
FONTE: repubblica.it