Diciamo innanzitutto che stare a digiuno non significa vivere senza elementi nutritivi, ma utilizzare quegli elementi che sono depositati nel nostro organismo, che non sono solo “grassi”, ma anche sali minerali, vitamine, proteine e zuccheri.
L’organismo umano ha una capacità “innata” di adattarsi al digiuno, che anzi diventa per l’organismo un grande alleato.
In Italia, il primo studio scientifico sull’uomo fu compiuto alla fine dell’800 dal Prof. Luigi Luciani, uno dei più importanti fisiologi mondiali dell’epoca, a quei tempi direttore della cattedra di fisiologia all’università di Firenze, il quale tenne sotto osservazione per 30 giorni un volontario, un certo Giovanni Succi, già noto per essersi sottoposto, in precedenza, ad altri lunghi digiuni.
Il Prof. Luciani pubblicò le sue positive osservazioni nel libro ”Fisiologia del digiuno”.
Da allora sono stati effettuati molti altri studi scientifici a partire soprattutto dagli anni ’70, fino ai giorni nostri. Ecco alcuni studi molto recenti.
Lo studio condotto da Valter Longo, dell’Università of South California e dell’Ifom di Milano, ha dimostrato che il digiuno abbassa i fattori di rischio associati all’invecchiamento, come diabete malattie cardiovascolari e cancro. L’invecchiamento viene rallentato grazie alla rigenerazione dei tessuti che viene stimolata dal digiuno, migliorando la risposta immunitaria, riducendo l’infiammazione e potenziando la capacità cellulare di liberarsi dalle sostanze di scarto.
Una recente ricerca dell’Intermountain Medical Center Heart Institute presentata nell’ambito dell’American College of Cardiology, che ha ripreso un loro antecedente studio del 2007 in cui il digiuno era stato correlato con una riduzione del rischio coronarico, ha riscontrato che grazie a un digiuno periodico si ha un beneficio generale per la salute, in particolare per quella cardiovascolare.
Uno studio condotto presso la Yale School of Medicine, negli USA, e pubblicato su Nature Medicine, dimostra gli effetti anti-infiammatori del digiuno.
Anche la sindrome del colon irritabile migliora significativamente grazie al digiuno. L’ipotesi per spiegare questo effetto potrebbe essere una modificazione della sensibilità viscerale e del sistema immunitario intestinale, o una riduzione dell’attività allergica.
l digiuno fa bene al corpo ma anche all’anima: gli studi condotti dallo psichiatra russo Nikolaev negli anni 1960-1980 avevano già dimostrato che il digiuno migliora lo stato psichico dei pazienti affetti da stati depressivi, da certe forme di schizofrenia e da disturbi ossessivi-compulsivi.
Come è noto, nell’intestino sono presenti 10-20 milioni di neuroni. I ricercatori ritengono che gli effetti del digiuno sullo stato psichico derivino dal fatto che il digiuno permette di mettere a riposo il sistema gastrointestinale, e quindi tutti questi milioni di cellule nervose, e di rinnovare le cellule dell’intestino.
Studi più recenti sull’umore e la depressione avanzano un’altra ipotesi per spiegare l’effetto positivo del digiuno sulle malattie psichiche: già dall’inizio del digiuno si attiverebbero i meccanismi cellulari di resistenza allo stress. Nel corso delle sue ricerche il medico tedesco Andreas Michalsen ha osservato un aumento della produzione di dopamina durante un periodo di digiuno (effetto euforizzante) e di serotonina, chiamata anche ormone del buonumore.