Come è noto, l'ipertensione
consiste nell'aumento della pressione sanguigna e si verifica quando,
per dirlo in parole povere, le arterie si contraggono troppo (in gergo
medico "vasocostrizione").
Quali sono i motivi di questo fenomeno?
Il
fenomeno della vasocostrizione, in casi rarissimi, implica un
malfunzionamento dei reni o delle ghiandole surrenali, con la produzione
di alcuni ormoni che provocano il restringimento delle arterie.
Nella stragrande maggioranza, invece, diremo perfino nel 99% dei casi, si parla di "ipertensione essenziale".
Nulla o quasi, nel senso che, quando il medico fa la diagnosi, con l'aggettivo "essenziale" intende dire che non si conoscono bene i motivi per cui quel soggetto ha la pressione alta, ma che non è di origine renale.
In realtà l'ipertensione ha una precisa patogenesi, cioè un motivo molto chiaro che esporremo qui di seguito e che, secondo noi, andrebbe sempre spiegato al paziente.
Prima, però, di parlare delle cause dell'ipertensione, è bene precisare un concetto fondamentale: di solito, chi soffre di pressione alta vive questa realtà come una condizione permanente, condizionato anche dal fatto che
Il nostro sistema neuro-vegetativo, da cui dipendono tutte le funzioni involontarie, pressione sanguigna compresa, è formato da 2 parti che interagiscono tra di loro come 2 piatti della stessa bilancia.
Una parte del sistema neuro-vegetativo prende il nome di sistema nervoso simpatico che, mediante la produzione di adrenalina ed altri neurotrasmettitori, regola alcune funzioni organiche tra le quali la vasocostrizione: se un cane ci insegue noi siamo in grado di correre il più velocemente possibile grazie al pronto intervento di una gran quantità di adrenalina prontamente messaci a disposizione dalle ghiandole surrenali; questo meccanismo è chiamato "reazione di fuga" e si capisce perché il sistema nervoso simpatico è la parte più legata agli stimoli stressogeni.
L'altra parte è chiamata sistema nervoso parasimpatico o "nervo vago" e regola altre funzioni: per ciò che riguarda le arterie, il nervo vago ha un'azione vaso-dilatatrice.
In sintesi una pressione normale, poniamo 120-80, è la risultante di un buon equilibrio tra sistema simpatico e parasimpatico; se uno dei 2 sistemi prende temporaneamente il sopravvento sull'altro avremo un aumento o un abbassamento della pressione a seconda di quale sistema in quel momento sia più attivo.
E' evidente che se un individuo dorme poco, lavora tanto, è in sovrappeso, si arrabbia e si stressa, prende molti caffè, mangia male, si creano le condizioni per un aumento della pressione arteriosa.
Normalmente il cardiologo, ritenendo pericolosa l'alta pressione, dà un farmaco anti-ipertensivo per abbassarla (ad esempio un beta bloccante): questo farmaco riduce le resistenze periferiche ("allarga le arterie") e spesso, anche se non sempre, la pressione tende ad abbassarsi: a quel punto il paziente si convince che non corre più pericoli.
Purtroppo, invece, le cose non stanno sempre così: infatti, statisticamente, molte persone colpite da malattie cardiovascolari, ad esempio infarto o ictus, sono sotto terapia cardiologica e anti-ipertensiva.
E' semplice: al di là degli effetti collaterali, anche seri, dei farmaci anti-ipertensivi, la cosa che più stressa il cuore è il fatto che esso si trova ad essere bersaglio di 2 "ordini" contrastanti, uno che parte dal sistema nervoso centrale che ordina una pressione elevata (perché comunque nella vita di quel soggetto nulla è cambiato) e l'altro che parte dalla periferia per l'azione del farmaco che "ordina" una pressione bassa: il cuore viene dunque a trovarsi in mezzo a 2 forze totalmente contrastanti e da qui nasce un forte stato di stress e sofferenza (tanto più se si pensa che spesso sono aggiunti dei diuretici che provocano un ulteriore squilibrio organico).
Di conseguenza, da quanto appena detto, non ci si deve meravigliare più di tanto se tra gli effetti collaterali della quasi totalità dei farmaci anti-ipertensivi sono riportati proprio gravi malattie cardiovascolari come infarto, incidenti cerebro-vascolari, ictus, angina, ecc.
Da quanto si è detto è evidente che la vera cura dell'ipertensione non può che passare attraverso un riequilibrio funzionale del sistema neuro vegetativo.
In altre parole, più che allargare per forza le arterie o forzare la diuresi con tutti i rischi per il cuore già descritti, bisogna far sì che la pressione si normalizzi come effetto di un ritrovato equilibrio neuro-vegetativo poiché solo in questo caso si può parlare di vera terapia e non di terapia sintomatica.
In Medicina Biologica, oltre a sensibilizzare il paziente sulla necessità di attuare uno stile di vita più idoneo, esistono varie possibilità di approccio al problema, dall'agopuntura all'omeopatia, dai consigli nutrizionali specifici ad alcuni integratori, fino alla fitoterapia; in genere, però, la strada migliore viene scelta dopo un attento Check-up funzionale (vedi documento specifico) che, oltre a dare un quadro preciso dello stato di salute del paziente, è anche in grado di indicare le terapie più idonee.