A cura del dottor Simeone:
<< Venne da me una signora.
Mi colpì moltissimo il fatto che la signora, all’atto della prenotazione telefonica della prima visita, aveva chiesto alle segretarie di fare in modo che il giorno stabilito non le facessimo trovare, in tutto lo studio, nessun tipo di sostanza che emanasse odore, fosse anche profumato (profumi personali, alcool, citrosil e quant’altro).
Ricordo di averla vista sul pianerottolo, con il suo fazzoletto sulla bocca, mentre esitava ad entrare nello studio; piano piano la rassicurai sul fatto che avevamo provveduto a togliere ogni tipo di sostanza chimica e che nessuno di noi quel giorno aveva messo deodoranti o profumi.
Durante la prima visita la signora mi disse che aveva vissuto 9 anni d’inferno, non solo per il grande malessere che provava ma anche per come era stata trattata dai vari medici: infatti, inizialmente le era stata fatta la diagnosi di allergia e, di conseguenza, le erano state prescritte le solite terapie a base di anti-istaminici e di cortisone, dalle quali, però, non aveva tratto giovamento.
Per questo, successivamente, i vari medici ai quali si era rivolta l’avevano via via etichettata come stressata e psicolabile e, nei casi peggiori, l’avevano presa addirittura per pazza.
Quando la vidi io, invece, la signora appariva molto lucida e riferiva la sua storia nei minimi dettagli e in maniera circostanziata.
Devo dire che neanch'io riuscii a fare una diagnosi precisa, ma almeno non la presi per pazza, anzi pensai che, pur trovandomi di fronte ad una situazione anomala e sconosciuta, Ella avrebbe comunque potuto trarre giovamento da una profonda disintossicazione del connettivo, secondo i dettami della moderna omotossicologia che allora già praticavo da alcuni anni e che già tanti risultati insperati mi aveva dato.
Nei 2-3 mesi successivi, infatti, ci furono piccoli segni di miglioramento, ma eravamo lontani dalla guarigione.
Poi la signora dovette partire per la Germania, dove aveva un figlio in riabilitazione motoria e mi disse che al ritorno ci saremmo rivisti. Una sera, mentre era ancora in Germania, mi chiamò al telefono e, molto emozionata, mi disse che aveva appena finito di vedere un programma televisivo nel quale si era parlato di una strana malattia, chiamata MCS (multiple chemical sensitivity o sindrome chimica multipla) che corrispondeva in tutto e per tutto al suo caso. Mi riferì che, secondo quel reportage, esistevano milioni di persone, nel mondo, affette da questa sindrome e che la quasi totalità di essi ne era completamente all’oscuro; i pochi che avevano avuto la fortuna di venirne a conoscenza avevano fondato delle associazioni nei vari paesi d’Europa e negli Stati Uniti. Mi disse che aveva saputo che anche in Italia esisteva un’associazione, il cui presidente era il prof. Nicola Magnavita, ordinario di Medicina del Lavoro all’Università Cattolica di Roma.
A quel punto pensai di contattare il collega, anche perché in quel periodo ero l’ospite fisso di una trasmissione televisiva sulla salute, in onda settimanalmente su una TV privata di Roma, e che fosse importante dedicare una puntata a quel problema. Il prof. Magnavita fu molto cordiale e disponibile e mi spiegò che anche lui all’inizio aveva dato poco peso a quegli strani sintomi che i pazienti, per anni, gli avevano raccontato e che anche lui li aveva scambiati per malati immaginari; mi disse, poi, che un giorno quegli stessi strani sintomi gli erano stati riferiti anche da un suo collega chirurgo e amico, il quale gli aveva detto di non riuscire più ad entrare in sala operatoria, di non sopportare più tutti quegli odori, dai guanti di lattice ai disinfettanti e così via.
Conoscendo la assoluta “normalità” del suo collega, il Prof. Magnavita si meravigliò moltissimo e questo episodio lo spinse ad interessarsi in modo approfondito di questa strana sindrome, cosa che sfociò, poi, nella fondazione di un’Associazione, chiamata allora dei “malati ipotalamici”, di cui Egli era diventato presidente.
Mi confermò che quella strana malattia si chiamava MCS, traducibile, in italiano, in “sindrome chimica multipla” e la descrisse nel dettaglio non solo a me, ma anche in TV, dove lo invitammo telefonicamente.
Tra i vari sintomi riferiti dai pazienti che Egli riportò, quello che mi colpì di più fu il malessere di alcune massaie a contatto persino con il semplice odore degli spaghetti al pomodoro! Inoltre affermò che non esistevano, in medicina convenzionale, cure adatte se non quella, generica, di eliminare tutte le varie fonti chimiche ed elettromagnetiche, cosa ovviamente difficilissima da attuarsi.
Successivamente ricontattai di nuovo il Prof. Magnavita, il quale mi aggiornò sugli sviluppi della MCS, specificandomi che, per la maggior parte degli esperti mondiali, questa sigla non era più considerata idonea perchè in inglese il termine “sensitivity” faceva pensare ad una sorta di “iper-reattività” del sistema immunologico, mentre in questi soggetti, al contrario, non c’è la reazione immunologica eccessiva tipica di tutte le forme allergiche.
Per questo, mi disse il Prof. Magnavita, era stata coniata la sigla T.I.L.T. (“toxieant induced lost tolerance”, cioè “perdita della tolleranza immunologica indotta da farmaci”), più rispondente alla realtà di quella sindrome.
Inoltre un’altra sigla utilizzata era I.E.I. (idiopatic environnement intolerance, cioè “intolleranza idiopatica all’ambiente”).
Da quel momento iniziai ad incontrare e, soprattutto, a riconoscere vari pazienti affetti dalla “sindrome chimica multipla” e da allora posso affermare di essere diventato ormai espertissimo nell’effettuare la diagnosi di T.I.L.T. o di MCS (ho sempre preferito la sigla T.I.L.T. perché è più scientifica e rispondente alla realtà di questi pazienti, anche se in questo sito, per uniformarmi, adottiamo soprattutto la sigla MCS che ormai sembra prevalere in tutto il mondo >>.
Devo dire che nella capacità di fare una diagnosi precisa e veloce di MCS sono aiutato anche dal fatto di essere esperto in tutte le varie “sindromi allergiche”, secondo i canoni dell’ecologia clinica.
In sintesi, ricordo che questa sindrome è caratterizzata da sintomi che “sembrano” di tipo allergico ma che non rispondono agli antistaminici e poco al cortisone.
Le persone più esposte sono quelle che vivono in grandi città, che sono a contatto con sostanze chimiche o farmacologiche o le casalinghe sempre a contatto con detersivi, saponi, profumi e quant’altro.
I sintomi più frequenti, più o meno gravi, sono caratterizzati da malessere generale, stanchezza cronica immotivata, senso di difficoltà respiratoria, senso di chiusura alla gola, fastidio all’esofago, forte intolleranza a puzze o profumi presenti nell’ambiente, a vernici, solventi, colle, inchiostri di quaderni e giornali, fonti elettomagnetiche, shampoo, bagnoschiuma e saponi anche naturali e persino, come detto prima, anche a cose apparentemente innocue come il profumo degli spaghetti al pomodoro.
Nei casi più gravi, che aumentano sempre più a dismisura, queste persone non possono più uscire di casa e, anzi, anche dentro casa stanno malissimo.
Ribadiamo che tali sintomi vengono scambiati per sintomi allergici e trattati come tali (anti-istaminico, cortisonici, ecc.) ma, nonostante ciò, non passano e, a questo punto, i medici iniziano a parlare di stress, esaurimento, e queste persone vengono scambiate per pazienti psichiatrici o isterici o disadattati. Così, più di 20-30 milioni di americani e di europei presentano da sintomi lievi a sintomi molto gravi senza saperne nulla, convinti essi stessi che si tratta di sintomi psicosomatici, cioè dovuti allo stress.
Come già detto, la diagnosi della sindrome T.I.L.T. o M.C.S. è facile solo per quei pochissimi medici che sono a conoscenza di questo grave problema, mentre per tutti gli altri medici diagnosticare un sindrome chimica multipla è impossibile, semplicemente per il fatto che non ne sono, purtroppo, ancora a conoscenza.
Uno degli obiettivi di questo sito, oltre a quello prioritario di far conoscere il problema a chi ne è affetto, è anche quello di far venire a conoscenza della sindrome chimica multipla il maggior numero possibile di medici.
Se la diagnosi è già difficile, ancora più difficile è la terapia della MCS: infatti in medicina convenzionale non esistono cure per questo tipo di malattia.
In questi anni ho curato molti malati di MCS cercando, con l’ausilio di varie terapie biologiche, di ottenere soprattutto una normalizzazione della risposta immunologica in questi pazienti.
Devo dire che i risultati sono stati eccellenti perché alcuni guariscono in tempi brevi, mentre in altri casi c’è bisogno di molta pazienza e perseveranza nelle terapie; un altro dato importantissimo è che nessun paziente è mai peggiorato, cosa basilare in un tipo di malattia che tende a diventare, con il tempo, sempre più grave.
Ovviamente non c’è un protocollo standardizzato perché in Medicina Biologica l’unicità del paziente è fondamentale; ad ogni modo possiamo dire che i migliori risultati si ottengono adottando varie tecniche in sinergia tra di loro, le più importanti delle quali sono:
A) la terapia di biorisonanza “MORA” (vedi documento specifico)
B) l'alimentazione secondo i canoni esclusivi della "Nutrizione Superiore" (vedi documento specifico)
C) l'immunologia omotossicologica
D) la "direzione di simbiosi" (in termini più semplici l'ottimizzazione della flora intestinale e la bonifica dell'intestino, con il potenziamento del sistema "M.A.L.T., cioè del tessuto linfatico associato alle mucose dell'intestino, da cui si forma la maggior parte dei linfociti e dei globuli bianchi)
E) a volte è necessaria la Ionorisonanza Endogena Ciclotronica "SEQEX" (vedi documento specifico)
F) di volta in volta, a seconda dei singoli casi, si scelgono altre tecniche terapeutiche facenti parte della Medicina Biologica.
La scelta della terapia più idonea parte sempre dal check-up funzionale ed eventualmente dall’esame iridologico, in quanto solo con questi è possibile effettuare una valida diagnosi iniziale ed impostare la cura più giusta>>.